
Roberto Nespola, Roma, agosto 2023
La respirazione è necessità,
l’inspirazione desiderio, una è corpo,
l’altra incarnazione,
con una nasciamo,
con l’altra facciamo nascere,
creiamo ciò che non siamo,
siamo il nostro dono.
∗
L’istante, ogni istante,
è il suo per sempre,
il suo mai e il suo ogni ora:
tutto nasce da un istante ma non una volta:
ogni istante.
∗
La storia del silenzio sono le parole,
l’ascolto di quel silenzio è la poesia.
∗
Il sapere del silenzio
è sempre un abitare
il silenzio,
poi, a volte, un parlare,
un dire l’abitare, un abitare le parole.
∗
Ascoltare è appartenere a ciò che al dirlo si sente,
a ciò che al dirlo ci nomina.
∗
L’anima bisogna crearla,
inalare ciò che inspira,
immaginarla: darle voce.
Incarnarla è l’opera umana,
l’umana fedeltà a sé,
il poetico è ascoltarla,
fare del suo soffio un verbo,
di quel verbo un altro inizio,
un’altra unica creazione.
∗
Il reale, non la realtà,
è la parola fuori del linguaggio, l’irrepetibile.
Il reale è la parola che solo si ascolta,
quella indicibile: sempre alterità,
ogni volta poesia, poesia iniziale.
∗
Si scrive ciò che non si sa
per intuire, alla fine,
cos’è ciò che ignoravamo,
ma non la risposta,
la domanda iniziale:
quella che apre ogni vita,
quella che dovemmo domandare.
∗
Il centro di una poesia è la sua rinuncia
a centrarsi in sé;
quella rinuncia è la sua unità:
la sua inesauribile assenza di sé.
∗
Aprirsi al prodigio
del nuovo,
all’altro sempre altro
che ogni cosa ha d’originario,
di possibile e forse d’inesauribile:
al prodigio sempre altro
di ciò che ogni apertura dà luogo a creare.
Hugo Mujica
(Traduzione di Alessandro Ghignoli)
da “Lo naciente. Pensando el acto creador (2007)”, in “Poesie scelte”, Raffaelli Editore, 2008
∗∗∗
La respiración es necesidad,
la inspiración deseo, una es cuerpo,
la otra encarnación,
con la una nacemos,
con la otra damos a nacer,
creamos lo que no somos,
somos nuestro don.
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El instante, cada instante,
es su para siempre,
su jamás y su cada ahora:
todo nace de un instante pero no una vez:
cada instante.
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La historia del silencio son las palabras,
la escucha de ese silencio es la poesía.
∗∗∗
El saber del silencio
es siempre un habitar
el silencio,
después, a veces, un hablar,
un decir el habitar, un habitar las palabras.
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Escuchar es pertenecer a lo que al decirlo se oye,
a lo que al decirlo nos nombra.
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Al alma hay que crearla,
inhalar lo que inspira,
imaginarla: darle voz.
Encarnarla es la obra humana,
la humana fidelidad a sí,
lo poético es escucharla,
hacer de su soplo un verbo,
de ese verbo otro inicio,
otra única creación.
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Lo real, no la realidad,
es la palabra fuera del lenguaje, la irrepetible.
Lo real es la palabra que sólo se escucha,
la indecible: siempre alteridad,
cada vez poesía, poesía inicial.
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Se escribe lo que no se sabe
para intuir, al final,
qué es lo que ignorábamos,
pero no la respuesta,
la pregunta inicial:
la que abre cada vida,
la que debimos preguntar.
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El centro de un poema es su renuncia
a centrarse en sí;
esa renuncia es su unidad:
su inagotable ausencia de sí.
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Abrirse al prodigio
de lo nuevo,
a lo otro siempre otro
que cada cosa tiene de originario,
de posible y tal vez de inagotable:
al prodigio siempre otro
de lo que cada apertura da lugar a crear.
Hugo Mujica
da “Lo naciente. Pensando el acto creador”, Editorial Pre-Textos, 2007