«Ho appeso alla mia stanza il dagherròtipo» – Eugenio Montale

Edward Steichen, Helen Menken, January 1926

 

Ho appeso alla mia stanza il dagherròtipo
di tuo padre bambino: ha più di un secolo.
In mancanza del mio, così confuso,
cerco di ricostruire, ma invano, il tuo pedigree.
Non siamo stati cavalli, i dati dei nostri ascendenti
non sono negli almanacchi. Coloro che hanno presunto
di saperne non erano essi stessi esistenti,
né noi per loro. E allora? Eppure resta
che qualcosa è accaduto, forse un niente
che è tutto.

Eugenio Montale

da “Satura”, “Lo Specchio” Mondadori, 1971

«Mia bella, tutta la struttura» – Boris Leonidovič Pasternak

Foto di Anka Zhuravleva

 

Mia bella, tutta la struttura,
tutta la sua sostanza mi va a genio,
tutta arde dal desío di farsi musica
e tutta è bramosa di rime.

Ma nelle rime si spegne il destino
e la dissonanza dei mondi fa ingresso
come una verità nel nostro piccolo mondo.

E la rima non è replica di righe,
ma gettone per la guardaroba,
cedola per un posto accanto alle colonne
nel brontolío d’oltretomba di túberi e grembi.

E nelle rime respira quell’amore
che qui si sopporta a fatica,
dinanzi al quale aggrottiamo le ciglia,
corrugando la radice del naso.

E la rima non è replica di righe,
ma permesso d’entrata per dare,
come un mantello in cambio d’una placca,
il pesante fardello dei mali,
la paura del chiasso e del peccato
in cambio della sonora placca del verso.

Mia bella, tutta la sostanza,
tutta la tua struttura, mia bella,
mozza il fiato e sospinge al cammino
e sospinge a cantare e diletta.

A te innalzò le sue preghiere Policleto.
Le tue leggi sono promulgate.
Le tue leggi nelle distanze degli anni.
Tu mi sei nota da tempi lontani.

Boris Leonidovič Pasternak

1931

(Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

da “Boris Pasternak, Poesie”, Einaudi, Torino, 1957

∗∗∗

«Красавица моя, вся стать»

Красавица моя, вся стать,
Вся суть твоя мхе по сердцу,
Вся рвется музыкою стать,
И вся на рифму просится.

А в рифмах умирает рок,.
И правдой входит & наш мирок
Миров разноголосица.

И рифма не вторенье строк,
А гардеробный номерок,
Талон на место у колонн
В загробный гуд корней и дон.

И в рифмах дышит та любовь,
Что тут с трудом выносится,
Перед которой хмурят бровь
И морщат переносицу.

И рифма не вторенье строк,
Но вход и пропуск за порог,
Чтоб сдать, как плащ за бляшкою
Болезни тягость тяжкую,
Боязнь огласки и греха
За громкой бляшкою стиха.

Красавица моя, вся суть,
Вся стать твоя, красавица.
Спирает грудь и тянет в путь,
И тянет петь и — нравится.

Тебе молился Поликлет.
Твои законы изданы.
Твои законы в далях лет.
Ты мне знакома издавна.

Борис Леонидович Пастернак

1931

da “Стихотворения и поэмы”, Сов. писатель, [Ленинградское отд-ние], 1965

«Giorno d’aspromonte dove salgo» – Mariangela Gualtieri

Donata Wenders, Reflection, Berlin, 2006

 

Giorno d’aspromonte dove salgo
caricata con un peso un peso
che non si appoggia. Giorno
del mio stretto di magellano nel petto
con quel boccone che non s’inghiotte.
Giorno della testa poggiata alla mano.

Usciamo. Chiediamo che passi
tutto lo star male. A chi chiediamo?
Alla vigna che è tutta
uno scoppio di foglie nuove
al ramo dell’acacia con gli spini
all’edera e all’erba
sorelle imperatrici che sono
manto disteso e potentissimo trono.

E che cosa chiediamo?
Una piena falcata d’amore,
una giusta battaglia, aculei nella voce
narcisi e rose

essere radiosonda
del niente che trasforma
il trascendente in cose.

Mariangela Gualtieri

da “Senza polvere senza peso”, Einaudi, Torino, 2006

Ad alcuni piace la poesia – Wisława Szymborska

 

Ad alcuni −
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dov’è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.

Piace −
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.

La poesia −
ma cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come all’àncora d’un corrimano.

Wisława Szymborska

(Traduzone di Pietro Marchesani)

da “La fine e l’inizio”, Libri Scheiwiller, 2009

***

Niektórzy lubią poezję

Niektórzy −
czyli nie wszyscy.
Nawet nie większość wszystkich ale mniejszość.
Nie licząc szkół, gdzie się musi,
i samych poetów,
będzie tych osób chyba dwie na tysiąc.

Lubią −
ale lubi się także rosół z makaronem,
lubi się komplementy i kolor niebieski,
lubi się stary szalik,
lubi się stawiać na swoim,
lubi sie głaskać psa.

Poezje −
tylko co to takiego poezja.
Niejedna chwiejna odpowiedź
na to pytanie już padła.
A ja nie wiem i nie wiem i trzymam się tego
jak zbawiennej poręczy.

Wisława Szymborska

da “Koniec i początek”, Wydawnictwo a 5, Poznań, 1993

Suite del ’53 – Giacinto Spagnoletti

Emilio Sommariva, Hands, 1935

 

I

Se appena abbandoni le tue mani
sul lenzuolo, accade come ai passeri
quando scorgono briciole di pane
sul davanzale: avanzano, indietreggiano,
sempre più timorosi. Così avvicino
le labbra alle tue mani
e sento quel biancore, quella grazia.

II

Vorrei non fosse più giorno né notte,
ma solo una catena di sospiri
ininterrotti. E questa morbida intesa
di corpi contenesse un tempo solo,
un unico silenzio meridiano
solcato dal respiro di noi due.

III

Davvero non so immaginarti
con i capelli scarmigliati
o troppo bene pettinati a onde.
Lisci e divisi in bande
sono sillabe che incorniciano
il tuo volto, sono i miei pensieri
staccatisi da me a confondersi
con i tuoi.

Giacinto Spagnoletti

da “Poesie raccolte: 1940-1990”, Garzanti, 1990