
Foto di Bert Hardy
Sempre schiava, ma con una patria di zar sul petto abbronzato
e con sigilli statali in cambio di búccole agli orecchi.
Ora fanciulla con spada, ignara del concepimento,
ora levatrice-vegliarda delle sommosse.
Tu stai voltando le pagine del libro in cui
la scrittura era pressione della mano dei mari.
Come inchiostro brillavano di notte gli uomini,
la fucilazione degli zar fu uno sdegnoso segno esclamativo,
la vittoria delle truppe serví di virgola,
di màrgine una serie di puntini, la cui furia è impàvida,
l’evidente sdegno popolare
e le fenditure dei secoli fecero da parèntesi.
Velimir Chlèbnikov
1921.
(Traduzione di Angelo Maria Ripellino)
da “Poesie di Chlébnikov”, Einaudi, Torino, 1968
II motivo dell’Asia come immane incunàbolo, vergato dagli uomini e dalla natura, collima col tema della lirica L’Unico Libro. L’inchiostro, la stampa, la punteggiatura e persino l’atto manuale dello scrivere esprimono il sonnolento passato e il furioso risveglio dei territori orientali dell’impero russo. Ossía il libro dell’Asia è la medesima Asia, il libro della sua geografia è la sua reale dimensione geografica, e l’Asia è libro, la sua storia è libro della sua storia, e la sua antichità è contenuta in un libro che è l’antichità stessa. (A. M. Ripellino)
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Азия
Всегда рабыня, но с родиной царей на
смуглой груди
И с государственной печатью взамен
серьги у уха.
То девушка с мечом, не знавшая зачатья,
То повитуха – мятежей старуха.
Ты поворачиваешь страницы книги той,
Где почерк был нажим руки морей.
Чернилами сверкали ночью люди,
Расстрел царей был гневным знаком
восклицанья,
Победа войск служила запятой,
А полем – многоточия, чье бешенство не робко,
Народный гнев воочию
И трещины столетий – скобкой.
Велими́р Хле́бников
da “Sobranie proizvedenij”, a cura di Jurij Tynjanov e Nikolàj Stepànov, Leningrado, 1928 – 1933, (III, 122)
