
Zinaida Serebriakova, At the Dressing-Table, 1909
Il mio amore ha una veste bianca e lunghissima
di sonno, d’insonnia e di nozze,
va a sedersi la sera a un tavolino
sopra cui posa un pettine, due fiale,
una spazzola, invece di parole.
Dagli abissi della chioma pesca
molte forcine e poi le mette in bocca, invece di parole.
La scompiglio, lei si pettina,
nuovamente scompiglio. Poi che resta?
Lei si addormenta invece di parole,
e il suo sonno ormai mi conosce,
scodinzola con la sua coda di sogni lanosi,
il suo ventre s’è impregnato facilmente
di tutte le funeste profezie
della fine dei tempi.
Io la sveglio: siamo gli umili
strumenti di un difficile amore.
Yehuda Amichai
(Traduzione di Ariel Rathaus)
da “E non per ricordare” (1971), in “Yehuda Amichai, Poesie”, Crocetti Editore, 1993

Triste, dolce e tosta come le cose ebree.
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