
Gotthard Schuh, Lovers, 1950
Oggi ho portato il mio amore sul ciglio
di un baratro; più tardi, su una scala
d’oro: assedio al desiderio, aumento
di pugnali e tenerezze sono ogni ascolto,
ogni sguardo passati.
Tutto avvenne fra prima
e poi, in quell’attimo immobile, atteso
e temerario che chiamiamo presente ma è
un auspicio, una puntura fulminea
e indelebile che separa la ragione
dal sogno, l’una condannata al tempo
che va, l’altro fermo per sempre
nell’esultanza.
Poi succede delle cose dette solo
una parte, perché dell’altra è più breve
e leggera, sottilissimi aghi
ridotti a vuoti d’aria non appena
confitti alle panchine dell’incantesimo,
quattro o cinque di una città altrimenti
non esistita, sulle quali foglie e nebbie
si poseranno, commozioni di nuovi innamorati
o di relitti umani che non dimenticano
o non lo sanno, amore
e morte di avi e discendenti, per anni
e anni, fino alla quota estrema delle memorie
di tutti.
Alessandro Ricci
da “I cavalli del nemico”, Il Labirinto, 2004