Da lontano – Pierluigi Cappello

Foto di Maria Cecilia Camozzi

 

Qualche volta, piano piano, quando la notte
si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio
e non c’è piú posto per le parole
e a poco a poco ci si raddensa una dolcezza intorno
come una perla intorno al singolo grano di sabbia,
una lettera alla volta pronunciamo un nome amato
per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo
nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzato.

Pierluigi Cappello

da “Mandate a dire all’imperatore”, Crocetti Editore, 2010

«Essere tanto vivi quanto ti appartiene vivere» – Pierluigi Cappello

 

Essere tanto vivi quanto ti appartiene vivere,
dai boschetti di un lago scuro
si sono levati in volo, adesso li vedi,
neri contro il cielo grigio, favoriti;
si sono slegati dalla bocca della terra umida
per appartenere all’aria, vengono da lì
e nessuno può imitarli. Neanche
un solo pensiero, neanche leggende cantate
a misura di fuoco si alzano così e scaldano,
metti le mani in tasca, i milioni di anni
un poco alla volta evoluti.
E dopo passi e guardi i tuoi piedi
premere la terra nera
e il cielo è vuoto, nei secoli.

Pierluigi Cappello

Tolmezzo, agosto 2017

da “Un prato in pendio”, Rizzoli, 2018

Sera – Pierluigi Cappello

Foto di Danilo De Marco

 

Le nove, la sera, e un poco il nero che ti sporca le mani
è tutta la terra passata di qui
a che ora le api vanno a dormire, pensi, ti chiedi,
premi il cavo del palmo sull’orlo del ginocchio
nel dirti senti come sono nuove le foglie
da quale maniera di essere solo sono volate
adesso guardi le cose come sono venute
come si sono fissate, quando nella tua persona
e appena pieghi la testa nel vuoto,
nella domanda a che ora le api vanno a dormire
quando sono passati il sapore di terra e le nuvole
davanti ai miei anni, insieme.

Pierluigi Cappello

Marzo 2002

da “Assetto di volo. Poesie 1992-2005”, Crocetti Editore, 2006

Le parole – Pierluigi Cappello

 

Annodammo la nostra infanzia ai capelli delle nuvole
e non fu la pioggia, fummo la pioggia;

la mano dell’uomo ci sradicò dall’aria
e lungo i canyon della nostra pelle
attecchì il pensiero;

le nuvole furono scrittura,
la nostra voce un nodo sciolto,
noi da una parte, da un’altra parte il cielo.

Pierluigi Cappello

da “Un prato in pendio”, Rizzoli, 2018

Piove – Pierluigi Cappello

 

Piove, e se piovesse per sempre
sarebbe questa tua carezza lunga
che si ferma sul petto, le tempie;
eccoci, luccicante sorella,
nel cerchio del tempo buono, nell’ora indovinata
stiamo noi, due sguardi versati in un corpo,
uno stare senza dimora
che ci fa intangibili, sottili come un sentiero di matita
da me a te né dopo né dove, amore, nello scorrere
quando mi dici guardami bene, guarda:
l’albero è capovolto, la radice è nell’aria.

Pierluigi Cappello

da “Mandate a dire all’imperatore”, Crocetti Editore, 2010