
Carlo Betocchi
Giorni che invecchio, assenti, cui il pudore
del vivere è già spettro, è quasi morte,
quasi sentita morte nel furore
della vita che corre, e lascia sola
la mia che va a rilento, priva
di ciò che fiore era del corpo, giova-
nile speranza, la cieca speranza:
eppure, quasi scoglio, ecco il mio esistere
sommerso ride, riemergendo gronda,
nuda miseria gronda del tuo ridere
trasfigurato, o grande immenso oceano
della vita non mia, vita che arriva,
mi dècima, dimentica, dilaga.
Carlo Betocchi
da “Un passo, un altro passo”, “Lo Specchio” Mondadori, 1967
