Al declinare del giorno – Avraham Ben Yitzhak

Avraham Ben Yitzhak

 

Quando si spegneranno i rossi falò della nostra vita
ci toglieremo dalla fronte la ghirlanda delle feste
con le foglie scompigliate e le rose cadenti,
poi in silenzio scenderemo ai fiumi.

      Al declinare del giorno ci fermeremo sulla loro sponda
inseguendone con gli occhi la corsa, –
loro, gli abbandonati e infinitamente orgogliosi della propria solitudine.
E circonfusi dal rossore del crepuscolo
commossi guarderemo, ed ecco arrivare fiori,
fiori bianchi
recati con tutti gli onori sul pelo dell’acqua – –
rapiti dai margini di un giardino felice
per scherzo a mezzogiorno.

Allora sapremo: davanti agli occhi ci è passata la nostra giovinezza.
E quando il ricordo tramonterà dentro di noi
s’allungherà, si scurirà una dolente ombra di salici sul nostro capo.

E tuttavia lassù sorgerà stella dopo stella sulla cima dei monti,
santificando una notte grande ed estranea su di noi,
e un vento serale ci toccherà gemendo come suonasse violini neri. 

Avraham Ben Yitzhak

(Traduzione di Anna Linda Callow e Cosimo Nicolini Coen)

da “Avraham Ben Yitzhak, Poesie”, Portatori d’Acqua, 2018

Scritta verso la fine del 1909 e pubblicata per la prima volta in «HaShiloah» nel 1912.

Pochi dicono – Avraham Ben Yitzhak

Avraham Ben Yitzhak

 

Ogni giorno lascia in eredità al successivo un sole morente
e ogni notte ne piange un’altra.
Un’estate dopo l’altra viene raccolta insieme alle foglie cadute
e del suo dolore canta il mondo.

E domani moriremo, privati della parola,
e come nel giorno in cui uscimmo ci fermeremo dinnanzi al portale quando chiuderà.
E se il cuore gioirà: ecco, Dio ci ha avvicinati,
si ricrederà e tremerà temendo il sacrilegio.

Ogni giorno offre al successivo un sole ardente,
una notte dopo l’altra riversa stelle,
sulle labbra di pochi solitari¹ si ferma una poesia:
per sette vie ci dividiamo e per una sola facciamo ritorno.²

Avraham Ben Yitzhak

(Traduzione di Anna Linda Callow e Cosimo Nicolini Coen)

da “Avraham Ben Yitzhak, Poesie”, Portatori d’Acqua, 2018

I. Ricorre qui l’espressione del titolo bodedim: «pochi», ma anche «isolati», «solitari», come in questo caso abbiamo deciso di tradurre rispettandone tutto lo spettro semantico.
2. Scritta tra il 1912 e il 1917 fu pubblicata per la prima volta sul periodico «Ha‘Ogen» nel 1918.