Canto di uscita – Rainer Maria Rilke

Leonid Pasternak, Rainer Maria Rilke

     

     Placido Amico delle lontananze!
Senti come lo spazio, al tuo respiro,
cresce! Tra i ceppi bui delle campane,
divieni squilla! Ciò che in te si strugge,

     si fa vigore in te, poi che ti nutre.
Sii la risacca del Mutar perenne!
Qual sofferenza, non provasti ancóra?
Se amaro il vino è a te, diventa vino!

     In questa notte, ove trabocchi, sii
magica forza, al crocevia dei sensi:
simbolo, in cui si esprima il loro incontro.

     E se il mondo, di te, si è fatto cieco,
grida alla terra, che sta ferma: Io scorro;
rigrida all’acqua, che fluisce: Io sto.

Rainer Maria Rilke

(Traduzione di Vincenzo Errante)

da “I sonetti a Orfeo” (1922), in “Rainer Maria Rilke, Liriche scelte e tradotte da Vincenzo Errante”, Sansoni, 1941

∗∗∗

II, 29

Stiller Freund der vielen Fernen, fühle,
wie dein Atem noch den Raum vermehrt.
Im Gebälk der finsteren Glockenstühle
laß dich läuten. Das, was an dir zehrt,

wird ein Starkes über dieser Nahrung.
Geh in der Verwandlung aus und ein.
Was ist deine leidendste Erfahrung?
Ist dir Trinken bitter, werde Wein.

Sei in dieser Nacht aus Übermaß
Zauberkraft am Kreuzweg Deiner Sinne,
ihrer seltsamen Begegnung Sinn.

Und wenn dich das Irdische vergaß,
zu der stillen Erde sag: Ich rinne.
Zu dem raschen Wasser sprich: Ich bin.

Rainer Maria Rilke

da “Die Sonette an Orpheus”, Insel-Verlag, Lipsia, 1923

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