
Foto di Ferdinando Scianna
Mi ha assalito un’acre nostalgia,
come la gente d’una vecchia foto che vorrebbe
tornare con chi la guarda, nella buona luce della lampada.
In questa casa, penso a come l’amore
in amicizia muta nella chimica
della nostra vita, e all’amicizia che ci rasserena
vicini alla morte.
E quanto è simile ai fili sparsi la nostra vita
che piú non sperano di tessersi in altro ordito.
Giungono dal deserto voci impenetrabili.
Polvere che profetizza polvere. Passa un aereo e ci chiude
sotto la lampo di un grosso sacco di destino.
E il ricordo di un viso amato di ragazza
trascorre per la valle, come quest’autobus notturno: molti
finestrini illuminati, molto viso di lei.
Yehuda Amichai
(Traduzione di Ariel Rathaus)
da “Il tempo”, 1978, in “Yehuda Amichai, Poesie”, Crocetti Editore, 1993
Ogni casa è pregna del nostro odore e ricordo che si quieterà nella dimensione parallela che andiamo a raggiungere
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“Un libro di poesie è un autunno morto: i versi son le foglie nere sulla bianca terra, e la voce che li
legge è il soffio del vento che li affonda nei cuori – intime distanze -.
IL poeta è un albero con frutti di tristezza e con foglie secche per pianger ciò che ama.
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