I.
Dolce autunno che deliri alle soglie
delle selve, nel lento profumo
dei malinconici canali, vento
dubitoso ti fai fra le mie mani
che si tendono, ed è vespro, ma immenso
mare di rosa e d’indaco, se cade
sul molo l’ombra come una bandiera…
2.
Le capre si sbramano alla dorata
cenere della sera, mansuete
di luna, un tenero fumo si perde
all’orlo dell’acque, l’ora
è cosí tenera e dolce.
3.
Estenuata coppa lunare
sulle sabbie, per sempre; ascolta:
è il grido lungo della scolta
sul faro, davanti al mare…
4.
Lacrime larghe della primavera,
gesti sfiniti e dementi del vento;
e questo cielo precario che sento
sfogliarsi come un fiore nella sera…
5.
La sera è un’acqua verde che trema
fra le tue dita, d’erba
odori ai seni minuti, amore.
6.
Ora i canali amano la stella,
si svegliano le volpi nelle selve
a spiare la luce, sono quieti
i campanili come gesti quando
la stella è colma…
7. Carri di notte
Culla di giostra caute
dondolano nella luna: s’aduna
sul fieno alto l’azzurro.
Cantano malinconici di sonno.
Poi un grido li ferma:
come sangue è il colore della luna,
bruca un cavallo bianco l’erba bruna.
Gesualdo Bufalino
da “Rimanenze”, in “Gesualdo Bufalino, L’amaro miele”, Einaudi, Torino, 1996