Vorrei scrivere – Angelo Maria Ripellino

Foto di Henri Cartier-Bresson

 

Vorrei scrivere un poema che somigliasse
a una grande città, tutto strade e cortili,
un plesso di viuzze, viadotti, angiporti e crocicchi,
un poema da potervi passeggiare
con giardini da cogliervi fiori,
con piazze in cui i vecchi bevessero il sole.
Un poema da sfilarvi con la musica,
da appendervi bandiere, un labirinto
di insegne e di vetrine. E ad ogni strada
vorrei dare il cognome d’un coleottero.
Un poema con piccole case costruite
di mollica e smeraldi, con luoghi
di cui una guida spiegasse la storia
a torpide frotte di ottusi turisti.
Questo (direbbe) è un verso-cattedrale
dalle vetrate di sontuose immagini,
e questo è un vicolo cieco, in cui il poeta
ha raccolto le briciole e i residui.
E queste le muffe di logore sillabe,
i ruderi d’un fraseggiare barocco,
gli orpelli, le spoglie, le scaltre finzioni,
di cui vorrebbe adesso liberarsi,
per essere semplice come l’amore.

Angelo Maria Ripellino

da “Versi inediti e rari”, in “Poesie prime e ultime”, Torino, Aragno, 2006

Vorrei scrivere. In «Tempo presente», n.9-10, settembre-ottobre 1960, p. 661.

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