Conosci quell’istante del crepuscolo estivo
dentro la stanza chiusa; un tenue riflesso rosa
obliquo sull’assito del soffitto; e la poesia
incompiuta sul tavolo – due versi in tutto,
promessa inadempiuta di un meraviglioso viaggio,
d’una certa libertà, d’una certa autosufficienza,
d’una certa (relativa, beninteso) immortalità.
Fuori, per strada, di già l’invocazione della notte,
le ombre leggere di dèi, uomini, biciclette,
quando si svuotano i cantieri, e i giovani operai
coi loro attrezzi, coi floridi capelli fradici,
con qualche spruzzo di calce sugli abiti consunti,
svaniscono nell’apoteosi dei vapori vespertini.
Otto colpi decisivi del pendolo, in cima alla scala,
per tutta la lunghezza del corridoio – colpi inesorabili
d’un martello imperioso, nascosto dietro il cristallo
ombrato; e simultaneamente il rumore secolare
di quelle chiavi che non è mai riuscito a stabilire
con precisione se aprano o chiudano.
Ghiannis Ritsos
(Traduzione di Nicola Crocetti)
(da 12 poesie per Kavafis, 1963)
da “Poeti greci del Novecento”, “I Meridiani” Mondadori, 2010
∗∗∗
Λυκόφωτος
Την ξέρεις κείνη τη στιγμή του θερινού λυκόφωτος
μες στο κλειστό δωμάτιο· μια ελάχιστη ρόδινη ανταύγεια
διαγώνια στο σανίδωμα της οροφής· και το ποίημα
ημιτελές επάνω στο τραπέζι – δυο στίχοι όλο όλο,
μια αθετημένη υπόσχεση για ένα εξαίσιο ταξίδι,
για κάποια ελευθερία, κάποια αυτάρκεια,
για κάποια (σχετική, φυσικά) αθανασία.
Έξω στο δρόμο, η επίκληση κιόλας της νύχτας,
οι ανάλαφροι ίσκιοι θεών, ανθρώπων, ποδηλάτων,
όταν σκολάνε τα γιαπιά, κι οι νέοι εργάτες
με τα εργαλεία τους, με τα βρεγμένα, ακμαία μαλλιά τους,
με λίγες πιτσιλιές ασβέστη στα φθαρμένα τους ρούχα
χάνονται στων εσπερινών ατμών την αποθέωση.
Οκτώ κρίσιμοι κτύποι στο εκκρεμές, πάνω απ’ τη σκάλα,
σ’ όλο το μάκρος του διαδρόμου – κτύποι αμείλικτοι
από σφυρί επιτακτικό, κρυμμένο πίσω από το κρύσταλλο
το σκιασμένο· και ταυτόχρονα ο αιώνιος θόρυβος
εκείνων των κλειδιών που δεν κατόρθωσε ποτέ του
να εξακριβώσει αν ξεκλειδώνουν ή αν κλειδώνουν.
Γιάννης Ρίτσος
da “12 ποιήματα για τον Καβάφη”, Κέδρος, 1970
Quel dubbio finale mi scuote ogni volta che rileggo questi versi, è sempre un fendente,un fulmine che mi attraversa,sempre,pur essendo limitata nella mia comprensione.
E quanto amo la scrittura di questo UOMO, insieme alle foto che lo ritraggono e,la sua persona fisica,i gesti,quelle mani,sono essi stessi espressione della sua essenza,le” sue parole fisiche”, CARNALI, letteralmente,giocando,io, umilmente, con i suoi stessi versi.
A volte,come in questo momento, torna un desiderio inevitabile da trattenere,nel senso che c è sempre,ma non sempre lo si ripete oralmente,non si può,lasciandolo uscire come un’ ultima esalazione, impossibile trattenere e,anzi,finalmente liberatorio. Sí,stasera,Ritsos mi fa ancora pronunciare”Strappami l anima,questa spina che incancrena l essenza e rendimi ciottolo, rottame vomitato dal mare…”
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