
Vincent van Gogh, The Red Vineyard, 1888, Pushkin Museum
Mi ricorderò di questo autunno
Splendido e fuggitivo dalla luce migrante,
Curva al vento sul dorso delle canne.
La piena dei canali è salita alla cintura,
E mi ci sono immerso disseccato dalla siccità.
Quando sarò con gli amici nelle notti di città
Farò la storia di questi giorni di ventura,
Di mio padre che a pestar l’uva
S’era fatti i piedi rossi,
Di mia madre timorosa
Che porta un uovo caldo nella mano
Ed è più felice d’una sposa.
Mio padre parlava di quel ciliegio
Piantato il giorno delle nozze, mi diceva,
Quest’anno non ha avuto fioritura,
E sognava di farne il letto nuziale a me primogenito.
Il vento di tramontana apriva il cielo
Al quarto di luna. La luna coi corni
Rosei, appena spuntati, di una vitella!
Domani si potrà seminare, diceva mio padre.
Sul palmo aperto della mano guardavo
I solchi chiari contro il fuoco, io sentivo
Scoppiare il seme nel suo cuore,
Io vedevo nei suoi occhi fiammeggiare
La conca spigata.
Leonardo Sinisgalli
da “Vidi le Muse”, “Lo Specchio” Mondadori, 1943
E’ situata lì la forma «introvabile», il cuore della Poesia (poesia che non è voluttà espressiva, perla nella creta; è, piuttosto, quella stessa creta ): allineata, cresciuta su frammenti, ossa, escrementi,piccoli oggetti, alberi, senza un disegno preventivo, un progetto: asimmetricamente, se si vuole, allo stesso modo di un paese Lucano.
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