
Foto di Anka Zhuravleva
Eressi per me il tuo capo sopra il deserto della morte quotidiana
Schiavi innumerevoli cossero i mattoni della tua statua
Col sangue del sole sorgente
Su scale di muratori salirono nei tuoi occhi
Intarsiarono le cupole con la polvere d’oro delle stelle
E le pupille con kohl e smeraldi
Esse oscillavano come l’eterna bilancia
Su cui si misurano il sole e la luna
Presto salí dal portale della tua bocca di granito
Che prediceva e vaneggiava
La dottrina del tuo antico popolo
Credevo il tuo cuore per sempre custodito
Nella piú profonda dimora del deserto
Il tuo occhio di veggente radiante oltre il tempo
Ma ahimè quanto presto divenisti cieca
Nel vento sabbioso e nella nebbia dei fantasmi
I mattoni marcirono piú in fretta di ogni carne
Le carovane accampate presso il lago salato dei tuoi occhi
Non riconobbero piú il tuo capo svanente
E il canto delle tue labbra sgretolate
Si spense nella volta azzurra della luna
Yvan Goll
(Traduzione di Lia Secci)
da “Erba di sogno”, Einaudi, Torino, 1970
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Das Wüstenhaupt
Ich baute mir dein Hauptüber der Wüste des taglichen Todes
Zahllose Sklaven brannten die Ziegel deiner Gestalt
Aus dem Blut des Sonnenaufgangs
Auf Regenleitern stiegen Maurer in deine Augen
Legten die Kuppeln aus mit dem Goldstaub der Sterne
Und die Pupillen mit Kohol und Smaragd
Diese schwebten wie die ewige Waage
Auf der sich Sonne und Mond messen
Bald stieg aus dem Tor deines granitenen Mundes
Der wahr- und irrsprach
Die Zauberlehre deines alten Volkes
Ich glaubte dein Herz für immer geborgen
In der tiefsten Wohnung der Wüste
Dein Seherinnenauge die Zeit überstrahlend
Doch ach wie bald erblindetest du
Im Sandwind und Nebel der Geister
Die Ziegel verwesten schneller als alles Fleisch
Die Karawanen die am Salzsee deiner Augen lagerten
Erkannten dein verwehendes Haupt nicht mehr
Und deiner bröckelnden Lippen Gesang
Verschallte im blauen Gewölbe des Mondes
Yvan Goll
da “Traumkraut”, Limes Vergal, Wiesbaden, 1951