
Josef Sudek, Untitled, c.1960
Dapprima si sale lentamente.
Dopo la strada infila ad uno ad uno
paesi che solo a nominarli il sangue s’agghiaccia.
Luoghi uno accanto all’altro
dove il pensiero soverchiato
si fissa in un’idea di morte.
Ora
meno che altrove ce n’è traccia; e ai segni
di speranza risorta si stupisce,
si pensa che intorno a questo ramo
fiorito ci sia aria di miracolo.
Ma non ci fu miracolo. Miracolo
fu l’ordinato evolversi dei fatti
l’uno dall’altro a questo fine. Colpi
a vuoto, colpi dati all’impazzata
non c’erano, miravano nel segno
se pure era difficile comprendere.
Mi lascio dietro questa gente nuova,
sorpasso queste case ancora fresche;
e non è che abbia messo il cuore in pace,
rivango lutti vecchi di venti anni
non meno, piú difficili a portare
nella luce di questa chiara regola.
Mario Luzi
da “Dal fondo delle campagne”, Einaudi, Torino, 1965
A guardare la foto associata alla poesia, si direbbe che non ha nulla a che vedere con i versi, che suonano pieni di dubbi e di “lutti”. Ma a guardare bene, piccoli germogli o timidi fiorellini fanno capolino in un’atmosfera di ancora lontana primavera. Ed è proprio questa la caratteristica del poetare di Luzi: piccoli germogli, piccoli fiori di speranza che fanno capolino in mezzo a un’aria grigia di tempeste e di dubbi, proprio come in questa poesia.
"Mi piace"Piace a 1 persona