Le stelle non sono ereditarie.
Emily Dickinson
C’era una porta & poi una porta
circondata da una foresta.
Guarda, i miei occhi non sono
i tuoi occhi.
Ti muovi in me come pioggia
udita
da un altro paese.
Sì, tu hai un paese.
Un giorno lo troveranno
mentre cercano navi naufragate…
Una volta mi sono innamorato
durante un incidente d’auto al rallentatore.
Avevamo un’aria così pacifica, la sigaretta alla deriva dalle sue labbra
mentre le teste frustavano all’indietro
nel sogno & tutto
veniva perdonato.
Perché quello che hai udito, o che udrai, è vero: ho scritto
un’ora migliore sulla pagina
& ho guardato il fuoco riprendersela.
C’era sempre qualcosa che bruciava.
Capisci? Chiudevo la bocca
ma sentivo ancora il sapore di cenere
perché ero ad occhi aperti.
Dagli uomini ho imparato a lodare lo spessore dei muri.
Dalle donne
ho imparato a lodare.
Se ti venisse dato il mio corpo, fallo sdraiare.
Se ti viene data una cosa qualsiasi
assicurati di non lasciare
tracce nella neve. Sappi
che non ho mai scelto
in che modo mutano le stagioni. Che è sempre stato ottobre
nella mia gola
& in te: ogni foglia
si rifiuta di arrugginire.
Svelto. Lo vedi il buio rosso che cambia sfumatura?
Significa che ti sto toccando. Significa
che non sei solo – perfino
quando non sei.
Se arrivi prima di me, se pensi
a niente
& la mia faccia appare, increspata
come una bandiera lacera – torna indietro.
Torna indietro & vai a cercare il libro che ho lasciato
per noi, colmo
di tutti i colori del cielo
dimenticato dai becchini.
Usalo.
Usalo per provare che le stelle
sono sempre state quello che sapevamo
fossero: i fori d’uscita
di ogni
parola che ha fatto cilecca.
Ocean Vuong
(Traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan)
da “Cielo notturno con fori d’uscita”, La nave di Teseo, 2017
∗∗∗
To My Father / To My Future Son
The stars are not hereditary.
Emily Dickinson
There was a door & then a door
surrounded by a forest.
Look, my eyes are not
your eyes.
You move through me like rain
heard
from another country.
Yes, you have a country.
Someday, they will find it
while searching for lost ships…
Once, I fell in love
during a slow-motion car crash.
We looked so peaceful, the cigarette floating from his lips
as our heads whiplashed back
into the dream & all
was forgiven.
Because what you heard, or will hear, is true: I wrote
a better hour onto the page
& watched the fire take it back.
Something was always burning.
Do you understand? I closed my mouth
but could still taste the ash
because my eyes were open.
From men, I learned to praise the thickness of walls.
From women,
I learned to praise.
If you are given my body, put it down.
If you are given anything
be sure to leave
no tracks in the snow. Know
that I never chose
which way the seasons turned. That it was always October
in my throat
& you: every leaf
refusing to rust.
Quick. Can you see the red dark shifting?
This means I am touching you. This means
you are not alone—even
as you are not.
If you get there before me, if you think
of nothing
& my face appears rippling
like a torn flag—turn back.
Turn back & find the book I left
for us, filled
with all the colors of the sky
forgotten by gravediggers.
Use it.
Use it to prove how the stars
were always what we knew
they were: the exit wounds
of every
misfired word.
Ocean Vuong
da “Night Sky with Exit Wounds”, Random House, 2017
[…] via A mio padre / A mio figlio futuro – Ocean Vuong […]
"Mi piace"Piace a 1 persona