
W. Eugene Smith, Walk to Paradise Garden, 1946
Loro ridevano dell’unica cosa che amavo –
Quella collina a forma di triangolo appesa
Com’è al Big Forth. Dicevano
Che ero incatenato da siepi di biancospino
Siepi di fattoria e non conoscevo il mondo.
E invece sapevo che la porta d’accesso che l’amore dà sulla vita
È la stessa porta d’accesso, ovunque.
Imbarazzato da questo mio amore
Fuggii da lei e la chiamai cunetta
Sebbene lei mi guardasse con un sorriso di viole.
Ma ora sono tornato qui nell’abbraccio dei suoi tralci.
La rugiada mattutina di un’estate indiana riposa
Sugli steli imbiancati delle patate –
Che età ho?
Non so che età io abbia
Non ho un’età mortale;
Non so nulla di donne,
Nulla di città,
Ma non posso morire
Senza oltrepassare queste siepi di biancospino.
Patrick Kavanagh
(Traduzione di Saverio Simonelli)
da “Andremo a rubare in cielo”, Ancora, 2009
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Innocence
They laughed at one I loved –
The triangular hill that hung
Under the Big Forth. They said
That I was bounded by the whitethorn hedges
Of the little farm and did not know the world.
But I knew that love’s doorway to life
Is the same doorway everywhere.
Ashamed of what I loved
I flung her from me and called her a ditch
Although she was smiling at me with violets.
But now I am back in her briary arms;
The dew of an Indian Summer morning lies
On bleached potato-stalks –
What age am I?
I do not know what age I am,
I am no mortal age;
I know nothing of women,
Nothing of cities,
I cannot die
Unless I walk outside these whitethorn hedges.
Patrick Kavanagh
da “Collected Poems”, W. W. Norton & Company, 1964