L’arte cominciò con la caduta degli angeli…
Il tempo dei capecchi, dei fastelli di concime, dell’àcoro pestato,
della cenere non arsa e delle lingue infrante dalla panna,
il tempo che si rade i peli sulle cosce d’una meretrice:
alleggerisce solo in apparenza.
Ma il tempo dei sassi, della matrigna che pettina e dello zoppicare dei cani,
il tempo che tossisce negli scantinati,
il tempo del becchino che, scavando la terra,
è come se volesse giungere a una piú autentica vita,
il tempo delle vertebre cervicali nel salto
sopra il fuoco di San Giovanni,
il tempo che esige tutto il nostro soccorso:
ha sempre ancora un peso esiguo.
L’arte cominciò con la caduta degli angeli.
Ma anch’essi bevvero vino, spezzarono il pane
e dormirono con femmine mortali −
e per questo, inebriati, cerchiamo di nuovo i segnali
come su un tavolo intaccato dal coltello di Orfeo…
Vladimír Holan
(Traduzione di Angelo Maria Ripellino)
da “In progresso”, 1964, in “Vladimír Holan, Una notte con Amleto”, Einaudi, Torino, 1966