Amore mio, nei vapori d’un bar
all’alba, amore mio che inverno
lungo e che brivido attenderti! Qua
dove il marmo nel sangue è gelo, e sa
di rifresco anche l’occhio, ora nell’ermo
rumore oltre la brina io quale tram
odo, che apre e richiude in eterno
le deserte sue porte?… Amore, io ho fermo
il polso: e se il bicchiere entro il fragore
sottile ha un tremitío tra i denti, è forse
di tali ruote un’eco. Ma tu, amore,
non dirmi, ora che in vece tua già il sole
sgorga, non dirmi che da quelle porte
qui, col tuo passo, già attendo la morte!
Giorgio Caproni
1945.
da “Il «Terzo libro» e altre cose”, Einaudi, Torino, 1968
Attento che al verso 5 è “rifresco” e non “rinfresco”, che cambia tutto il senso perché è un dialettismo che indica un odore sgradevole!
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Grazie, ho corretto. Sei stato molto gentile.
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Figurati!
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I commenti come il tuo mi aiutano tantissimo 🙂
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L’ha ribloggato su SESTOSENSOPOESIA feliceserino's blog.
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gran bella atmosfera e sonorità
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