L’oblio – Vicente Aleixandre

 

La tua fine non è una coppa vana
che si debba vuotare. Muori, gettala.

Per questo lentamente tu alzi nella mano
un brillio o il suo ricordo, e ardono le tue dita
come neve improvvisa.
Non fu ed è. Fu tuttavia e ora tace.
Il freddo brucia e nei tuoi occhi nasce
la sua memoria. Ricordare è osceno;
peggio, è triste. Obliare è morire.

Morì con dignità. Chi passa è l’ombra.

Vicente Aleixandre

(Traduzione di Francesco Tentori Montalto)

da “Poesie della consumazione”, Milano, Rizzoli, 1972

È la lirica che chiude la silloge “Poesie della consumazione”, l’ultima del poeta, quindi trattasi della sua ultima poesia.
«Non fu ed è. Fu tuttavia e ora tace. Nel calice della memoria, al termine della vita, si sente il brillare della vita, il calore che brucia ormai come neve. Nelle dita che sostengono il calice si sente che quel calore, quello splendore che arde, ma come la neve,  fu e non fu, perché fu una realtà effimera; ma lo si sente ancora, perciò si dice che fu; e tace perché fu appena reale, non esiste, fu come un sogno. Di qui le contraddizioni: è perché lo si ricorda, e non fu perché fu un sogno; ma fu perché era la vita stessa ed ebbe realtà; e tace perché ormai non esiste». (Vicente Aleixandre)

∗∗∗

El olvido

No es tu final como una copa vana
que hay que apurar. Arroja el casco, y muere.

Por eso lentamente levantas en tu mano
un brillo o su mención, y arden tus dedos,
como una nieve súbita.
Está y no estuvo, pero estuvo y calla.
El frío quema y en tus ojos nace
su memoria. Recordar es obsceno,
peor: es triste. Olvidar es morir.

Con dignidad murió. Su sombra cruza.

Vicente Aleixandre

da “Poemas de la consumación”, Plaza Janés, Barcelona, 1968

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