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[senza data, ca. 13.1.1958]
Cara, sinceramente ammirata, Nelly Sachs,
ieri l’altro, quando è giunta la Sua lettera, avrei voluto prendere il primo treno e venire a Stoccolma per dirLe – con quali parole poi? con quali silenzi? – di non credere mai che parole come le Sue possano rimanere inascoltate.
Lo spazio del cuore, è vero, è rimasto in gran parte sepolto, ma l’eredità della solitudine di cui Lei parla verrà accolta qua e là, nella notte, proprio perché vi sono le Sue parole.
False stelle ci sorvolano – certamente; ma il granello di polvere che la Sua voce impregna di dolore descrive l’orbita infinita.
Suo Paul Celan
da “Paul Celan, Nelly Sachs, Corrispondenza”, Giuntina, 2018
A cura di Barbara Wiedemann. Edizione italiana a cura di Anna Ruchat.