
Foto di Tina Fersino
Fu da quel dolce tempo della sorte
dove rincorre gioventù le braccia
e a lungo il tempo gioca con la morte,
fu all’accorrere ràpido la faccia
improvvisa che annuncia il suo contento.
Se mi dissi poeta dal tacere
non so, di certo m’ebbi da quel vento
di strazi ormai lontani, dalle sere
rissose, il grande ridere degli occhi
e lo stupore di vederli aperti,
chiari felici d’essere i miei occhi.
È da quel dolce tempo che l’averti
e il perdermi d’amore è la parola
consumata stremata che più sola
di me m’attende alla finestra, muore
di quel vano aspettare l’acqua e il fiore.
Alfonso Gatto
da “Poesie d’amore”, Seconda parte, 1960-1972, Mondadori, Milano, 1973