Ringraziamento – Wisława Szymborska

 

Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l’amore non capisce,
perdono
ciò che l’amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera
passa non un’eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.

È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

«Non devo loro nulla» –
direbbe l’amore
sulla questione aperta.

Wisława Szymborska

(Traduzone di Pietro Marchesani)

da “Grande numero”, Libri Scheiwiller, 2006

∗∗∗

Podziękowanie

Wiele zawdzięczam
tym, których nie kocham.

Ulgę, z jaką się godzę,
że bliżsi są komu innemu.

Radość, że nie ja jestem
wilkiem ich owieczek.

Pokój mi z nimi
i wolność mi z nimi,
a tego miłość ani dać nie może,
ani brać nie potrafi.

Nie czekam na nich
od okna do drzwi.
Cierpliwa
prawie jak słoneczny zegar,
wybaczam,
miłość nie wybaczyłaby nigdy.

Od spotkania do listu
nie wieczność upływa,
ale po prostu kilka dni albo tygodni.

Podróże z nimi zawsze są udane,
koncerty wysłuchane,
katedry zwiedzone,
krajobrazy wyraźne.

A kiedy nas rozdziela
siedem gór i rzek,
są to góry i rzeki
dobrze znane z mapy.

Ich zasługą,
jeżeli żyję w trzech wymiarach,
w przestrzeni nielirycznej i nieretorycznej
z prawdziwym, bo ruchomym horyzontem.

Sami nie wiedzą,
ile niosą w rękach pustych.

„ Nic im nie jestem winna ” –
powiedziałaby miłość
na ten otwarty temat.

Wisława Szymborska

da “Wielka liczba”, Czytelnik, 1976

Atlante – Margherita Guidacci

Man Ray, Lee Miller’s Neck, from the series Anatomy, 1929

 

Davanti a te la mia anima è aperta
come un atlante: puoi seguire con un dito
dal monte al mare azzurre vene di fiumi,
numerare città,
traversare deserti.

Ma dai miei fiumi nessuna piena ti minaccia,
le mie città non ti assordano con il loro clamore,
il mio deserto non è la tua solitudine.
E dunque cosa conosci?

Se prendi la penna, puoi chiudere in un cerchio esattissimo
un piccolo luogo montano, dire: «Qui fu la battaglia,
queste sono le sue silenziose Termopili.»

Ma tu non sentisti la morte distruggere la mia parte regale,
né salisti furtivo
col mio intimo Efialte per un tortuoso sentiero.
E dunque cosa conosci?

Margherita Guidacci

da “Neurosuite”, Neri Pozza, Vicenza, 1970

Le parole – Anne Sexton

 

State attenti alle parole,
anche a quelle miracolose.
Per le miracolose diamo il meglio,
brulicano alle volte come insetti
lasciando non un pizzico ma un bacio.
Possono essere buone come le dita.
Possono essere affidabili come le rocce
su cui mettiamo il sedere.
Ma possono essere sia margherite che ferite.

Eppure io le amo.
Sono colombe cadute dal soffitto.
Sono sei arance sacre appoggiate in grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell’estate,
e il sole, con il suo volto appassionato.

Eppure spesso mi deludono.
Ho così tanto da dire,
così tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non ce la fanno,
mi baciano quelle sbagliate.
A volte volo come un’aquila
ma con le ali dello scricciolo.

Provo comunque a prendermene cura
e ad essere gentile.
Uova e parole vanno maneggiate con cura.
Una volta rotte non si possono
riparare.

Anne Sexton

(Traduzione di Cristina Gamberi)

da “La zavorra dell’eterno”, Crocetti Editore, 2016

∗∗∗

Words

Be careful of words,
even the miraculous ones.
For the miraculous we do our best,
sometimes they swarm like insects
and leave not a sting but a kiss.
They can be as good as fingers.
They can be as trusty as the rock
you stick your bottom on.
But they can be both daisies and bruises.

Yet I am in love with words.
They are doves falling out of the ceiling.
They are six holy oranges sitting in my lap.
They are the trees, the legs of summer,
and the sun, its passionate face.

Yet often they fail me.
I have so much I want to say,
so many stories, images, proverbs, etc.
But the words aren’t good enough,
the wrong ones kiss me.
Sometimes I fly like an eagle
but with the wings of a wren.

But I try to take care
and be gentle to them.
Words and eggs must be handled with care.
Once broken they are impossible
things to repair.

Anne Sexton

da “Anne Sexton, The Complete Poems”, Houghton Mifflin, 1981 

Mattino – Blaga Dimitrova

Ingrid Bergman e Humphrey Bogart in “Casablanca”, di Michael Curtiz, 1942

 

Era necessario un addio, perché capissi,
che non c’è un addio per noi.

Per sempre porterò in me quest’alba
come segno di bruciatura.
Alzàti sul far del giorno,
partimmo verso l’aeroporto grigio
ed eravamo contenti, perché era così lontano.

La mia ultima parola fu un sorriso.

E sopra di noi sorgeva con l’addio
l’incontro vero e l’amore.

Blaga Dimitrova

1961, Praga

(Traduzione di Valeria Salvini)

da “Segnali (Poesie scelte 1937-1999)”, Fondazione Piazzolla, Roma, 2000

∗∗∗

УТРО

Нужна бе раздяла, за да разбера,
че за нас раздяла няма.

Все ще нося този изгрев
като рана от изгаряне.
Станали преди деня,
тръгнахме към сивото летище
и се радвахме, че е така далече.

И прощалната ми дума бе усмивка.

А над нас изгряваше с раздяла
истинската среща и любов.

Блага Димитрова

1961, Прага

da “Svetat v sepa. Stihotvorenija”, (Il mondo in pugno. Poesie), Sofia, 1962

La Linea Maginot – Izet Sarajlić

Foto di Alfred Eisenstaedt

 

Fra te e me ci sarà sempre la Linea Maginot,
fra te e me ci sarà sempre l’Ombra delle Disgrazie Passate,
il Cielo dei Caduti ci sarà,
e le mie poesie piú amorose scritte per te ti faranno ricordare la polvere da sparo,
la polvere da sparo, le trincee, il fronte affumicato.

Fra te e me ci sarà sempre la Linea Maginot,
fra te e me,
fra ogni nostro aprile e noi,
fra ogni nostro novembre e noi,
l’Ombra delle Disgrazie Passate, il Cielo dei Caduti, la Linea Maginot,
e mai, davvero mai riusciremo tu e io a occuparci soltanto delle tende nuove
necessarie a far cinguettare il nostro appartamentino,
necessarie per sottrarci alla vista di tutti quando beviamo
i dolci vini del nostro amore,
per non farci vedere da nessuno quando torniamo dalle nostre
inutili fughe stanchi,
per non far scoprire a nessuno le tacite ragioni per cui viviamo.

Fra te e me ci sarà sempre la Linea Maginot,
fra te e me, fra noi, fra tutti noi,
per dirci quanto siano insignificanti le tende nuove nel nostro appartamento
quanto sarebbe comicamente irrilevante anche chi potesse vederci quando ci amiamo,
qualcuno che potesse lamentarsi di noi quando ci amiamo.

Fra te e me ci sarà sempre la Linea Maginot,
l’Ombra delle Disgrazie Passate, il Cielo dei Caduti, la Linea Maginot.
I treni ci porteranno nelle nostalgiche primavere dei nostri aprili novembrini
perché il nostro tetro carico urbano di pensieri
si arricchisca di verde cosí necessario per vivere,
cosí necessario per amare,
cosí necessario per andarsene umanamente,
ma sappi:
noi non riusciremo mai a raccogliere le margherite solo come margherite,
perché fra i fiori e noi, fra te e me,
ci sarà sempre la Linea Maginot.

Fra te e me ci sarà sempre la Linea Maginot.
Fra te e me,
fra ogni nostro desiderio e noi,
fra ogni nostra partenza e noi,
fra ogni nostro ricordo e noi
ci saranno sempre
l’Ombra delle Disgrazie Passate, il Cielo dei Caduti, la Linea Maginot.

Izet Sarajlić

1955.

(Traduzione di Silvio Ferrari)

da “Chi ha fatto il turno di notte”, Einaudi, Torino, 2012

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Linija Mažino

Između tebe i mene stajaće uvijek Linija Mažino,
između tebe i mene stajaće uvijek Sjen Minulih Stradanja,
Nebo Palih stajaće,
i moje najljubavnije pjesme pisane tebi podsjećaće te na barut,
na barut, na rovove, na zadimljeni front.

Između tebe i mene stajaće uvijek Linija Mažino,
između tebe i mene,
između svakog našeg aprila i nas,
između svakog našeg novembra i nas,
Sjen Minulih stradanja, Nebo Palih, Linija Mažino,
i nikad, nikad nećemo moći, ti i ja
da mislimo prosto o novim zavjesama
potrebnim da bi se naš mali stan rascvrkutao,
potrebnim da nas niko ne bi mogao vidjeti kad pijemo pitoma vina naše ljubavi,
da nas niko ne bi mogao vidjeti kad se vraćamo s naših uzaludnih bjekstava umorni,
da niko ne bi vidio naše tihe razloge zašto živimo.

Između tebe i mene stajaće uvijek Linija Mažino,
između tebe i mene, između nas, između sviju nas,
da nam govori kako su tako beznačajne nove zavjese u našem stanu
kako je tako smiješno nevažan neko ko bi nas mogao vidjeti kad volimo,
neko ko bi se mogao sažaliti na nas kad volimo.

Između tebe i mene stajaće uvijek Linija Mažino,
Sjen Minulih Stradanja, Nebo Palih, Linija Mažino.
Vozovi će nas odnositi u nostalgična proljeća naših novembrivih aprila
da bi se naš sumorni gradski teret misli
oplodio zelenilom tako potrebnim da se živi,
tako potrebnim da se voli,
tako potrebnim da se ljudski odlazi,
ali znaj:
mi nikad nećemo moći margarete brati prosto kao margarete,
jer između njih i nas, između tebe i mene
stajaće uvijek Linija Mažino.

Između tebe i mene stajaće uvijek Linija Mažino.
Između tebe i mene,
između svake naše želje i nas,
između svakog našeg odlaska i nas,
između svakog našeg sjećanja i nas
stajaće uvijek
Sjen Minulih Stradanja, Nebo Palih, Linija Mažino.

Izet Sarajlić

1955.

da “Knjiga oproštaja”, Rabić, Sarajevo, 1998