
Dylan Thomas
A Dylan Thomas
Io non riesco a udirla la musica dell’essere.
Non ebbi in sorte, io, il potere d’immaginarla.
S’alimenta il mio amore a un non amore.
Avanzo sol se m’attizza il suo rifiuto.
Con sé mi porta sulle sue ampie braccia di nulla.
Il suo silenzio mi separa dalla mia vita.
Essere che serenamente arde e ch’io assedio.
Quando sto per attingerlo finalmente negli occhi
già la sua fiamma i miei ha scavato, e io son cenere.
Che importa, poi, il bisbiglío del poema.
È il nulla, quello, mica il paradiso.
André Frénaud
(Traduzione di Giorgio Caproni)
da “Giorgio Caproni, Quaderno di traduzioni”, Einaudi, Torino, 1998
Avevo appena appreso da persona amica di Dylan Thomas che questi, preso nel gioco delle sue immagini e dei suoi sogni, nel corso d’una conversazione aveva esclamato: «È la musica del Paradiso, che vorrei far sentire». (André Frénaud)
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Il n’y a pas de paradis
A Dylan Thomas
Je ne peux entendre la musique de l’être.
Je n’ai reçu le pouvoir de l’imaginer.
Mon amour s’alimente à un non-amour.
Je n’avance qu’attisé par son refus.
Il m’emporte dans ses grands bras de rien.
Son silence me sépare de ma vie.
Être sereinement brûlant que j’assiège.
Quand enfin je vais l’atteindre dans les yeux,
sa flamme a déjà creusé les miens, m’a fait cendres.
Qu’importe après, le murmure du poème.
C’est néant cela, non le paradis.
André Frénaud
da “Il n’y a pas de paradis : Poèmes (1943-1960)”, Gallimard, 1964
[…] far sentire» e a quel miracolo trasognato e insperabile, allo strazio di Dylan, dedicò i versi di Il n’y a pas de paradis, che attraversando in verticale i decenni mi arrivano oggi tra le mani.Li traduco aggiungendo alla […]
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